Non concedere i My Chemical Romance agli stronz* del tuo passato (PARTE 2)
La parata nera è morta, evviva la parata nera!
Ciaooo gome va??
Screamo Affirmations ora ha un podcast, sucatevelo qui
We’ll carry oooooonn,,,
Cosa deve fare una banda dopo aver spaccato? Non è che ci sia un manuale d’istruzioni, ed è forse per questo che l’unica impresa più difficile del debutto di successo su major label è un secondo tentativo che regga il confronto. Eravamo rimasti a Three Cheers For Sweet Revenge, disco la cui visione è un culto lungo vent’anni, abbastanza da ispirare una linea di makeup , tantissimi tatuaggi discutibili, e la quasi morte di Gerard Way.
I Mychem a sto punto potevano scegliere: bruciare rapidamente nel delirio alcolico ed altamente infiammabile del loro leader, riproporre versioni blande di Three Cheers fino al termine degli obblighi contrattuali, o? Scrivere una rock opera emo-classic che si collochi sul podio dei dischi più importanti della sua generazione? Cazzo facciamolo!!!!111
2006-2007
*G NOTE*
I Mychem sono implacabili perfezionisti; ascoltando Living With Ghosts (la collezione di demo di The Black Parade pubblicata al suo decennale) è evidente quanto il processo di scrittura di questo album sia stato lungo e complesso, con i vari pezzetti di idee ancora sparsi ovunque, riassemblati nell’arco di mesi. “The Five of Us Are Dying” è una proto “Welcome to the Black Parade” con un testo totalmente diverso ed una struttura troncata, mentre “House of Wolves” era pressoché irriconoscibile paragonandola alla versione che conosciamo. Un tot di altre canzoni (“Emily,” “Party at the End of the World,” “My Way Home Is Through You”), sull’album non ci finirono neanche. Tra gli scarti dell’opera definitiva in 14 atti c’è anche una delle mie preferite dei MCR, ovvero “Kill all Your Friends”, incredibile deep cut e fan favorite 🙂
Tutto questo lavoro dimostra che The Black Parade non fu un caso fortuito nell’esecuzione o nel successo riscontrato; la meticolosità del lavoro che si cela dietro al prodotto che conosciamo distingue QUESTO disco dal marasma di dischi emo pop composti da 1 singolo incredibile e 13 brani filler incagabili.
Ho un rapporto agrodolce con TBP: da una parte è un innegabile classico rock, ed il concept su cui si basa (un malato di cancro riflette sui suoi errori attraversando l’aldilà e riceve una seconda chance per redimersi) mi risulta abbastanza relatable da quando sono cursata dalla para di crepare. Essere un album con una calcolata, telefonatissima svolta radio rock non è una colpa né un difetto, è tuttavia colpa ed infamia dell’establishment e della stampa musicale se i gruppi punk/emo vengono riconosciuti come validi solamente quando si prestano alla buffoneria del rock classico, allo stesso modo in cui i Green Day vennero incoronati leggende solo dopo averci propinato la politica vuota e le sonorità implasticate di American Idiot.
Per quanto riguarda The Black Parade in sé, che cazzo gli dobbiamo dire, è un disco quasi ineccepibile, un ascolto avvincente anche se è dal 2007 che te lo spari tutti i giorni (ripigliati). E’ una raccolta di canzoni e temi minuziosamente intrecciati che attingono dalle radici post-hardcore, dall'estetica rock classica dei BBitols e dei Quin e di Bowie, pieno di tormentoni pop spaccacervello. Ad oggi nell’anno di cristoddio 2024 gli artisti italiani AMANO citare ancora TBP a caso, dalla Garage Gang a xDiemondx a Diego Naska (non ho una fonte ma al suo live acustico fece una cover di Welcome to the Black Parade invitando sul palco due fan che leggevano il testo stampato su un foglio io stavo tipo cosi o.o). Il successo stellare dell'album continua ancora oggi, i suoi numeri in streaming non cessano di salire ed i gggiovani che lo scoprono possiedono quella stessa convinzione delusionale dei nostri tempi, che questo sia l'apice dell'emo e che non ci sia niente che lo trascenda. Che i My Chem non possano essere più distanti dagli ideali DIY legati a quello che originariamente significava "emo" è un altro discorso, ma è impossibile per me negare che The Black Parade rappresenti, in sostanza, l'apoteosi dell'attaccamento emotivo di molti giovani alla musica, e dimostri al meglio quel legame intrinseco tra artista e pubblico che nei decenni ha continuato a tenere in vita la cultura emo.
Lo stile di produzione non è tra i miei preferiti tbh. L’iper compressione anni 2000 mi fa un po cacare, ma è anche appropriata per il nuovo sound monolitico dei My Chemical Romance, che tra un nuovo batterista (Bob Bryar, ex sound tech dei The Used) che tira mazzettate sul drumkit manco fosse un sacco da sparring e le circa 600 linee di chitarra diverse layerate una sull’altra, hanno bisogno di tenere legate insieme in maniera coesiva una varietà di incredibili texture senza fare un macello.
Il cambio d’intenzione tra Three Cheers e TBP si nota nel momento esatto in cui si schiaccia quel mf play button: “The End” inizia con del brusio ambient, una chitarra acustica ed un sexysexy pianoforte, mentre Gerard entra immediatamente in modalità predicatore invasato che parla ad una folla in estasi. La melodia è cantilenante e funerea per circa un minuto prima di lanciarsi nel boogie uptempo di "Dead!", una delle canzoni più divertenti dei My Chem, cinematografica ed intima allo stesso tempo, con l’accostamento di archi, fiati e gang vocals alle lyrics Tim Burtoniane sull’ironia di tirare le cuoia.
Dal terzo brano in poi, The Black Parade scorre attraverso brani e canzoni più esplicitamente post-hardcore, giocando con i cliché e le convenzioni del rock classico per creare un ascolto in egual modo drammatico ed epopeico. "This Is How I Disappear" sfodera una sezione bridge demolitrice, mentre "The Sharpest Lives" (un'altra canzone sulla tumultuosa relazione di Gerard con Bert McCracken e la rockstar life) fa scorta di ingegnosi effetti vocali e di chitarra per scolpire un paesaggio sonoro sfrenato. Entrambe le canzoni, ed in particolare i loro ritornelli matti e disperatissimi, sembrano state create per essere urlate in uno stadio. Ma TBP è una rock opera, e non potrebbe esserlo senza una ballata pianistica d’eccezione, in questo caso "Cancer": la suddetta funge da fulcro emotivo e strutturale del disco, ed è una canzone tanto bella quanto commovente se riesci a concentrarti sugli archi ed ignorare l’evidente abuso di autotune. Non lo dico per dissare Way, che in questo album è al suo picco di versatilità e tecnica, specialmente quando sfodera il registro più alto. Ci sono poi dei brani ancora più sfacciati nel prendere in prestito dai grandi classici (la fine dell'assolo della anti-love song "I Don't Love You" scopiazza quello di "We Are the Champions", ad esempio) ma tutti questi assi nella manica sono semplicemente accessori una volta giunti al magnum opus del disco ed al momento più definitivo della carriera dei My Chemical Romance, “Welcome to the Black Parade”.
"WTTBP" è una canzone perfetta: i suoi cinque minuti scorrono in pochi istanti ed all’interno della sua struttura sinfonica accade praticamente di tutto (e tutto funziona alla perfezione): dall'introduzione malinconica e trionfante della linea di piano più famosa dell’emo, ad un corpo principale punk rock che conduce all’incredibile climax ascendente we’ll carry oooooon!! La canzone è l’inno in tre parti che collega con un unico filo conduttore la musica dinosaur rock a cui rende tributo a quella della generazione 2000’s di cui fa parte. Come ho già detto, c’era un motivo se i MyChem erano una spanna sopra a tutti gli altri e se mi girano quando li vedo accostati al resto del roster di quegli anni. È ormai un cliché osservare che "Welcome to the Black Parade" sia la "Bohemian Rhapsody" del mall emo, però raga…e vero; nessuna canzone dell'epoca può aspirare ad essere un inno migliore, né a competere col suo fascino universale. No, neanche Famous Last Words (la chiusura ufficiale del disco, se escludiamo la quirky traccia fantasma “Blood”), riesce ad eguagliare WTTBP, nemmeno quando si lancia nel suo ritornello teen-motivazionale.
The Black Parade cambia la storia dei My Chemical Romance, e cambia anche il significato del termine “emo” diventando parte dell’immaginario più immediato a cui accostarlo nella cultura pop. La band a questo punto, anche quando veniva odiata per la sua teatralità, per gli abiti di scena goth Sgt. Pepper, o perchè Gerard e Frank limonavano sul palco durante il tour con i Linkin Park comincia a venire semplicemente accettata come parte inevitabile del panorama musicale mainstream. Poi sparisce, per 4 lunghi anni.
2007-2010
LOOK ALIVE, SUNSHINE
The Black Parade ed il suo successore sono separati da anni di inattività, ma ciò non ci libera di certo dalla piaga di sti emo dimmerda, semplicemente tra un tour e l’altro i nostri eroi si dedicano alla vita normale figliando in giro sposandosi e facendo tutto quello che fa la gente ricca, quindi non saprei dirvi con certezza. L’offerta musicale migliore del MCRuniverse di questo periodo è ovviamente il gruppo hardcore di Frank, LEATHERMOUTH, che esce su Epitaph nel 2009 con un unico disco e sparisce come ogni cosa che io abbia mai amato (sarò sempre grata ad XO per avermi esposta all’hc prima di scoprire cosa fosse l’hc, e sarò sempre grata a Frank Iero per essere un patato incredibile). Sto disco venne ricevuto benissimo da pubblico e critica, non altrettanto bene dal governo americano, che non avendo apprezzato titoli come “I’m Going to Kill the President of the United States” ogni tanto manda l’FBI in casa di Frank e lo mette nella watchlist dei terroristi LMAOO.
Ma come menzionavo nella parte 1 di questa monografia, il Mychem Cinematic Universe va ben oltre la musica. Ricorderete che agli albori dei MyChem Gerard aveva accantonato momentaneamente i fumetti, ma la sua side quest del 2008 fu proprio il ritorno come autore con la serie The Umbrella Academy. Ci vogliamo credere che qualcuno più di 10 anni dopo ci ha fatto una serie Netflix famosissima in cui nel cast della famiglia di supereroi disfunzionali c’è Elliot Page yes king slay ecc ecc? E’ evidente che se c’è una cosa che non possiamo proprio togliere a Gerard è un bel concept supereroi, fratm è cresciuto con Marvel e DC ed ama sti cazz e supereroi, infatti neanche a dirlo il quarto disco parla di-
Danger Days: The True Lives of the Fabulous Killjoys
E’ il 2010 e i My Chemical Romance rinascono dalle ceneri grigio-nere di The Black Parade con un nuovo alter ego e dei nuovissimi e sfavillanti costumini colorati. Danger Days si basa su una serie a fumetti dello stesso nome, ideata da Gerard ed associata ad un universo esteso di cui francamente non capisco na sega, so solo che siamo in una California post-apocalittica e i MyChem hanno il ruolo di freedom fighters con tanto di nomi d’arte e pistole laser.
Mi piace il ritornello fastidiosissimo e cocainato di Na Na Na (Na Na Na Na Na Na Na Na), mi piace il piagnisteo delle power ballad Summertime e Sing! ed il vibe alla Raw Power (l’album degli Stooges, non il gruppo hardcore di Reggio Emilia) dei momenti più glam rock tipo Destroya. Alcune canzoni riescono meglio di altre a catturare il concept supereoi-distopici-queer e rendere l’ascolto più cinematografico, prima tra tutte Bulletproof Heart e la strappacuore The Kids from Yesterday, che fungerebbe alla perfezione da colonna sonora se esistesse un trailer della carriera di questa band. Un brano che è invece totalmente fuori tema ma troppo iconico per non essere incluso nell’album è la chiusura Vampire Money, lo schiaffone selvaggio della band in risposta all’offerta di partecipare alla soundtrack di Twilight.
Molti odiano Danger Days, io un po’ lo amo, così come amo la loro decisione di sciogliersi dopo di esso chiudendo un cerchio. Ma attenzione: nel 2013, poco prima di sparire per una decade mollandoci via messaggio, i MCR hanno la bontà d’animo di lasciarci un assaggio di quello che sarebbero stati se fossero rimasti assieme con la compilation di singoli Conventional Weapon, ovvero una cazzo di bomba.
Conventional Weapons sono cinque brani con i rispettivi B-sides e sarebbero dovuti appartenere al disco che avevano quasi realizzato prima di scartarlo e realizzare Danger Days da zero. Per i My Chemical Romance deniers, suggerisco spesso la prima traccia rilasciata da queste sessioni, ovvero "Boy Division", che suona come una canzone dei My Chem dell'era Three Cheers ma con un breakdown demolitore verso la fine. Vale la pena ascoltare tutte e dieci queste canzoni, ma sono "Boy Division" e la straordinaria "Make Room!!" a valere di più il vostro tempo.
Da allora sono successe un po’ cose: i MyChem si sono riuniti nel 2020 in modo leggermente fan service al picco dell’emo revival, hanno fatto 100mila date (inclusa quella di Bologna in cui c’eravamo tuttx e mi sono pianta l’anima), hanno rilasciato un’unica canzone che mi garba assai e ora boh? Speriamo in qualcosa, aspettiamoci il nulla, sorridiamo pk è successo…..
Potete dire ciò che volete sull'autenticità dei My Chem, il loro lavoro con le major era quasi tutto eccellente, ma il loro lavoro indipendente ha dimostrato che avevano il talento e l'etica del lavoro per farcela fin dall'inizio. Chiamarli poser o fake emo o qualsiasi appellativo omofobo gli sia stato affibiato in 20 e passa anni di carriera non svaluta il lavoro svolto come pilastri di un movimento, lo stesso avviato negli anni '80 dalla scena hardcore underground e promosso negli anni '90 e 2000 da artisti come Jawbreaker, Every Time I Die, American Nightmare e Fall Out Boy. I My Chemical Romance non furono solo il culmine commerciale di quel movimento, furono anche un culmine artistico e sociale; per ogni ragazz* infelice, vittima di bullismo, in conflitto con la propria salute mentale ed identità, è plausibile che i My Chemical Romance siano stati la band che li ha aiutati a superare momenti davvero difficili o, nel mio caso, che li ha introdotti al mondo DIY, ovvero la scena che ha contribuito a dare loro uno scopo. I My Chem non sono mai stati una band che glorifica la depressione, ma chiunque li abbia ascoltati per più di 5 secondi questo già lo sa. Hanno proposto una colonna sonora per chi volesse provare a combattere quella miseria.
Ad oggi non mi vergogno affatto di avere un tatuaggio tributo ai MCR, ne di ascoltarli ancora: sono una band che ha significato tanto per me e per milioni di persone, che ha prodotto musica di qualità nel suo intero catalogo, che ha smesso quando doveva e ripreso quando se l’è sentita. Una band che ha aperto un portale dall'infinita fatica della vita quotidiana alla libertà del DIY, del punk, dell'emo, dell'hardcore, ed una rags to riches story su come si possano realizzare i propri sogni col potere di un’idea. In più odio quando mi viene detto cosa dovrebbe piacermi, cosa dovrei fare e come divertirmi, dunque ascolterò Helena in faccia ai puristi ogni giorno finchè crepo.
Frequento ed organizzo concerti DIY da un po’ ormai, e sono sulla parte emo di Internet da ancora di più, e se c’è una cosa che non manca mai sono le microaggressioni ed il paternalismo condiscendente di chi vuol spiegarti la superiorità di ciò che loro apprezzano. Se sei uno di questi, volevo dirti che ti voglio bene lo stesso, e di ricordarti che le persone cambiano di giorno in giorno, ed ogni parte del puzzle è fondamentale per creare un’identità che sia nostra, che sia vera.
Mi rivolgo invece a tutt* coloro che hanno avuto invece bisogno dei My Chemical Romance, che li hanno amati anche quando ormai erano infottati con la musica più oscura del pianeta, chi è entrato nella scena HC, chi ha rotto l’edge e sviluppato una dipendenza, chi ancora non sa mettere a parole la propria identità di genere o gli incubi che fa la notte, e coloro per cui la vita è ancora una lotta e le uniche armi sono degli amici e di 200 stizze al minuto.
Questo articolo è soprattutto per voi, e per me, che non sono sola proprio perché voi esistete.
<3
Bello l'articolo, belli loro, belli i ricordi, bella storia❤❤❤