ESISTONO GENERI CHE NON ESISTONO
Su Web 2.0, cinturoni bianchi, e l’hardcore che fa scuotere le chiappe
Ciao! Screamo Affirmations è un progetto in cui, tra varie cose, provo a documentare in lingua italiana generi musicali di cui non si occupa nessuno da questa parte dello stagno, materiale oscuro che mi rifiuto di lasciar irrancidire mentre la stampa persevera nel suo quotidiano coverage di Campovolo 2045 o del nuovo tiktok dei Ricchi e Poveri (haha react, risata-pianto emoji). Precisiamolo, il 2024 continua a offrirci voci rilevanti che di hardcore ne masticano e parlano volentieri (shoutout In Your Face! Zine, WORST Zine, Salad Days, DOYOUCARE Zine ed il resto dei collegh*), mentre io, ritenendomi molto scarsa a fare recensioni in tempo reale ed aderire alle deadline, mi limito a offrire una finestra su ciò che ci ha condotti qui, oggi, in un momento in cui purtroppo o per fortuna la nostalgia è forza motrice della cultura.
Vi presento un capitolo spin-off del mio lavoro di approfondimento sullo screamo - vi piace il sasscore? :3
Amici, amiche, amix, spero voi siate conciati come l’orsetto di celestial seasoning sleepytime tea, perchè sto per raccontare una storia. Una favola che mi precede. Nonostante io possa dire, sbalordita, di vivere in un’epoca in cui i late zoomers 2005-2007 sono consci dell’esistenza di Death from Above 1979 e Blood Brothers, affamati di informazioni ed armati delle abilità per navigare internet come pirati somali, per la maggior parte della storia dell’hardcore reperire musica ed informazioni non era così immediato. La maggior parte dell’archeologia online andava condotta su forum e webzine. E mentre l’hardcore degli anni ‘90 pareva essere la decade più misteriosa e meno documentata del genere, alcuni pionieri tra cui Cut and Paste, Share this Breath, xStuck In the Pastx (molti ad oggi inattivi ma visitabili), offrivano informazioni su band/label/antologie di hxc, punk, screamo e compagnia cantante prim’ancora dell’avvento di Sophie’s Floorboard, l’archivio supremo per persone insopportabili quando RYM, /mu/, Pitchfork ed Anthony Fantano non avevano ancora il totale monopolio sui gusti del music nerd da Web 2.0.
Tra queste fonti blog c’era anche Cross My Heart With a Knife, un cui utente denominato “Pete” fu il primo a postare di sasscore intorno al 2013. Quindi, Pete pubblicò molte delle sue osservazioni su (lore incredibile) Stuff You Will Hate, ovvero il vecchio blog musicale di Finn Mckenty di The Punk Rock MBA. Prima di diventare lo Youtuber con più video essay sul nu-metal della storia, secondo soltanto a Daniele “thesuckerz” Montesi, Finn gestiva l’unico non-luogo -50% blog di musica, 50% rivista di satira postmoderna- su Internet dove reperire informazioni sull’hardcore vecchia scuola. Il materiale di SYWH è ora praticamente introvabile (il blog ha chiuso nel 2015) ma ricordato da molti per il suo tono di voce saccente, sarcastico, vabbe lo stesso stronzo spiccicato ai video che fa ora (lo amo). Con SYWH vanno via le informazioni oscure che custodiva, ma ne rimangono gli strascichi tramite passaparola, Wayback machine e piccoli trafili sparsi sul web.
Sass? IL COSA?
Una avventurosa microcultura proliferata dentro l’hardcore nel momento storico in cui essere hipster non era ancora considerato un disonore. All’incrocio tra hardcore/skramz, post-punk/new wave/ ed influenzata da dance/disco/electro, aggiungendo un pizzico di goth cabaret e un look super caratteristico a metà tra l’indie sleaze ed il myspace emo, ecco il sasscore. Jeans attillatissimi e cinturoni bianchi (discussioni su questa corrente musicale online si possono trovare anche sotto il nome whitebelt, nonostante quest’ultimo sia un sottogenere lievemente differente e più vicino al noise ed al grind), accecanti tonalità di rosa, fighettismo generalizzato ed omoeroticismo sfacciato, micro cravattini e maxi frangettoni.
Tutta sta roba insieme, incluse le cifre stilistiche musicali tra cui gli handclaps, gli shuffle ballabili e soprattutto lo stile vocale che alterna stridore, sussurro e urla caotiche, era reazionaria all’eteronormatività pallosa ed incagabile del tough-guy hardcore ed alla predominanza cis caucasica maschile all’interno delle scene powerviolence e straight edge. In pratica, una riappropriazione dell’essere succinti, sessuali e modaioli nel nome del sano divertimento e della trasgressione. Come ogni altra cosa gay e divertente, il sasscore fu estremamente polarizzante nel contesto più ampio della scena, ma prescindere da chi lo odiasse o amasse è indubbio che portò un’ondata di aria fresca all’hardcore a cavallo tra ‘90 e ‘00, nuovi volti provenienti da ambiti artistici differenti, e più ragazze nel pubblico. Perchè? Perché ci piace muovere il culo, duuuuhhhhh
Un passetto indietro: IL CHI?
Niente di tutto questo nasce miracolosamente dentro un imbuto: vitali per lo sviluppo di questo ibrido furono il post hc pretenzioso dei Nation of Ulysses, oltre a band come i 3RA1N1AC, i primi Liars, VSS e Arab on Radar, ma anche i provocatori punk-nerdy degli anni ‘70 Talking Heads e DEVO.
Il gruppo sass definitivo e sicuramente il più popolare sono i the Blood Brothers. Famosi abbastanza da attirare l’attenzione della stampa mainstream, ma non abbastanza da diffondere il termine"Sass" al di fuori dell'hardcore, quindi di solito venivano chiamati hxc o screamo. Vabbe :/ 1-900-USA-NAILS è un buon punto d’inizio per comprendere i fondamenti del sass: layer di voci prima soffocate e poi caustiche, uno studio accurato dei contrasti nella spasticità dei ritmi, la caotica ipersessualità del tutto. Altre band spesso nominate nell’olimpo del genere sono The Plot to Blow Up the Eiffel Tower, xbxrx, the Red Light Sting, e The Sick Lipstick. Molti di questi progetti, assieme ai più celebri Death from Above (1979) uscirono per l’etichetta sass per eccellenza Sound Virus.
A tal proposito, i Death from Above dal Canada sono un altro dei capisaldi diventati circa-mainstream: il loro stile era più accessibile, più ballabile, e nella loro musica non c’erano gli elementi più estremi dell’hardcore, tantomeno le urla.
Se dobbiamo immaginarci il concerto sass per antonomasia si possono invece rivisitare i live degli An Albatross: over the top, ballerecci, sudati e rinchiusi in qualche seminterrato, questa band di Philadelphia fu pioniera del look quasi glam rock, della mossetta della mano sul fianco e delle mani infilate dentro ai pantaloni, e specialmente i primi lavori Eat Lightning, Shit Thunder, e We Are Lazer Viking sono certificati calssici del rione.
E Quindi, Il POI?
Da quello che si può intendere da queste canzoni, il sass non era proprio un sound, in pratica, come dire, più un'estetica che un genere musicale uniforme e coeso. C’erano degli elementi definitivi e consacranti, certo, ma riguardavano più l’attitudine e la presenza fisica. Forse è anche per questo che gran parte dell’archivio sasscore è difficilissimo da ritrovare su internet: esisteva e si diffondeva nel sottobosco degli show più marci perché, anche se sembra strano, questa musica ai tempi, prima di diventare circlejerk material per chi come me ha paura di uscire, era un sottofondo per ballare, strusciarsi, appartenere.
L’era del sasscore durò pochissimo, forse un paio d’anni, in perfetta concomitanza con l’ascesa del classic screamo. Non era raro infatti, essendo una sorta di sorellina stronzetta e alla moda dello skramz, che band screamo e sass comparissero nella stessa bill. Spesso c’era un vero proprio crossover tra lo stile sass ed il caos dello screamo: basti pensare all’ultimo disco degli Orchid, J.R. Ewing, After School Knife Fight. Il sass influenzò anche il grindcore-noisecore del tempo creando lavori iconici come i primi Number 12, Combat Wounded Veteran e i Daughters di Canada Songs, opere fondamentali per la risorgenza del metalcore/whitebelt revival odierno.
Proprio grazie alla sua stretta associazione con lo Screamo e la sua influenza estetica sulla scena screamo della East Coast (osservando le foto di Orchid o pg99 e potrete sicuramente vedere quei primi look da proto-scena), un gruppo entusiasta di revivalisti del sass ha iniziato a prendere forma nei primi 2010. Tra questi Gas Up Yr. Hearse!, un gruppo particolarmente caotico del Midwest che usava ritmi strani, panic chords, feedback deliranti e riprendeva la storica presenza scenica ostentata del sass. Erano piuttosto popolari tra le band skramz dell'epoca (quindi non famosi), ma avendo pubblicato il loro demo all'inizio del 2012, sono stati senza dubbio una delle primissime band a riproporre una combinazione di sass ed estetica screamo contemporanea assieme a sfumature grindcore e metalcore dei primi anni 2000.
Questo lovechild proseguì per tutta la metà degli anni 2010 con band come i Cambogian Heat (una delle prime band autodefinite "sassgrind" - il loro demo tape Bludgeoning Subculture Aficionados veniva spesso indicato come un'influenza di band simili di quest'epoca) , ma il vero "sass revival" meglio conosciuto arriva nel 2016 con l'uscita dell'LP di debutto dei .gif from god di Richmond, assieme all'uscita a Dicembre dello stesso anno di un demo tape di una band di cui un paio di voi potrebbero aver già sentito parlare, SeeYouSpaceCowboy.
E MO?
Purtroppo per chi lo ama, parlare di un vero e proprio filone sasscore revival odierno è un azzardo. Realisticamente parlando, data la sua natura effimera e irreperibilità generale, ogni lieve respiro di revitalizzazione di questa musica è stato soppiantato da grandi ritorni più popolari, dallo scenecore al metalcore stile y2k (a la Callous Daoboys, Wristmeetsrazor, etc.) . Questo non vuol dire che lo spirito del sass non sia nell’aria, ed io sono in grado di percepirlo anche in progetti italiani come i Futbolin o nei francesi La Petite Mort/ Little Death, ed ha sicuramente ispirato il mio stesso lavoro in Rescue Cat. Un’altra cosa è certa: c’è una comunità in crescita su Internet, la stessa di cui parlo all’inizio di questo articolo, che non non ha paura di ostentare la propria queerness, provocare ed antagonizzare con la propria arte e la propria ironia l’oppressione tirannica dei regimi di destra o dei governi bigotti enfatizzando la propria espressività e rafforzando i legami con gli altri membri delle comunità che proliferano. E’ giusto ricordare al mondo che essere queer in sé e per sé è un atto trasgressivo e punk, specialmente in un contesto omofobico, transfobico, ed eteronormativo. Per me, questo è sass.